Un archivio per la città. Faenza nelle carte Zauli Naldi

Maggio 2022

Il patrimonio archivistico si compone dell’archivio Zauli Naldi propriamente detto e di tutti quegli archivi delle famiglie che hanno intrecciato per via matrimoniale le loro vicende con gli Zauli Naldi.

un dipinto su un muro con fiori e uccelli

Il complesso degli archivi e delle biblioteche appartenuti alla famiglia Zauli Naldi è pervenuto alla Biblioteca nel 1965, in seguito al lascito testamentario del conte Luigi Zauli Naldi (1894-1965).

Il patrimonio archivistico si compone dell’archivio Zauli Naldi propriamente detto e di tutti quegli archivi delle famiglie che hanno intrecciato per via matrimoniale le loro vicende con gli Zauli Naldi.

Il complesso degli archivi e delle biblioteche appartenuti alla famiglia Zauli Naldi è pervenuto alla Biblioteca nel 1965, in seguito al lascito testamentario del conte Luigi Zauli Naldi (1894-1965).

Il patrimonio librario si articola in diversi fondi: l’antica libreria della famiglia Zauli Naldi, comprendente libri a stampa, manoscritti e opuscoli, databili dal XV al XIX secolo; la biblioteca personale del conte Dionigi (1891-1960), composta per lo più da letteratura moderna e contemporanea; infine la biblioteca del conte Luigi, relativa soprattutto alle vicende storiche faentine.

Il patrimonio archivistico si compone dell’archivio Zauli Naldi propriamente detto e di tutti quegli archivi delle famiglie che hanno intrecciato per via matrimoniale le loro vicende con gli Zauli Naldi.

Archivi e biblioteche sono conservati nelle loro splendide scaffalature settecentesche.
L’antica libreria, in particolare, reca ancora l’ordinamento originale per materie secondo la classificazione della fine del XVIII secolo. Le sezioni tematiche, indicate da cartigli, sono fortemente caratterizzate dagli interessi teologici e giuridici del suo principale edificatore, il cardinale Domenico Zauli (1638-1722), e raccolgono categorie come: Theologia dogmatica et moralis, Historia sacra et prophana, Decisiones Sacrae Rotae e Libri prohibiti. Diversi membri della famiglia ottennero infatti di tempo in tempo la dispensa papale per poter possedere e leggere i libri altrimenti inseriti dalla Chiesa nell’Indice dei libri proibiti. A testimonianza dell’apertura culturale della famiglia, gli Zauli Naldi consentivano già la consultazione e il prestito dei libri agli studiosi fin dalla seconda metà del XIX secolo, quando la biblioteca era ancora nella loro privata proprietà, come dimostra il “registro dei prestiti” che si è conservato.

L’Archivio Zauli Naldi è il capofila di nove distinti archivi familiari, aggregatisi nel corso del tempo per i legami matrimoniali. Le famiglie avevano una forte consapevolezza del valore della loro memoria documentaria, prova ne sia che, per esempio, il conte Giacomo Zauli Naldi (1856-1900) curò in prima persona l’inventariazione dell’Archivio già nel 1889.

Si distinguono:

– l’Archivio Naldi, con documentazione dal XV secolo, ricca di privilegi, corrispondenza con sovrani e carte d’amministrazione patrimoniale. I Naldi, famiglia di condottieri originari della Val di Lamone – ma che vantavano mitiche origini fin dal X secolo dalla stirpe dei nobili ungheresi Balassa -, divennero preminenti anche nella vita politica faentina

– l’Archivio Zauli Naldi, con documentazione dal XVI secolo, della casata faentina degli Zauli. Nel 1758 Francesco Antonio Zauli si unì in matrimonio con Maria Naldi, ultima erede della sua famiglia, assumendone il cognome e assicurandone la continuità

– l’Archivio Bertoni, con documentazione dal XVI secolo, giunto in seguito al matrimonio nel 1782 fra Dionigi Zauli Naldi e la contessa Giovanna Bertoni

– l’Archivio dal Pane, ricco di documenti relativi ai servizi prestati da questa famiglia ai granduchi di Toscana nel corso del XVIII secolo

– l’Archivio Pasolini, contenente soprattutto carteggi dei secoli XVIII-XIX

– l’Archivio Taroni, giunto in seguito al matrimonio fra Camilla Taroni e l’ultimo Dionigi Naldi, raccoglie carteggi e memorie familiari fra XVII e XIX secolo;

– l’Archivio Magnaguti Rondini, con atti dal 1433;

– l’Archivio Calderoni con carteggi e atti di amministrazione della seconda metà del XVIII secolo;

– l’Archivio Azzurrini, alla cui famiglia appartenne quel Bernardino Azzurrini che, col suo Liber Rubeus e altre opere, ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza della storia di Faenza.

Fra i diversi archivi  spicca senz’altro l’Archivio Azzurrini.

Per oltre due secoli molti membri di questa famiglia rivestirono ruoli di rilievo nella vita di Faenza, ricoprendo cariche pubbliche, svolgendo la professione notarile e avendo accesso all’archivio comunale e ad altri fondi documentari antichi, di cui acquisirono per vie diverse molte pergamene che confluirono nel loro archivio familiare.

Di particolare importanza l’opera storica di Bernardino Azzurrini (1542-1620): notaio del Comune e dell’Inquisizione, depositario della Camera Apostolica in Faenza, più volte nella magistratura degli Anziani cittadini, divenuto anche custode dell’archivio cittadino ebbe modo di compilare una vastissima raccolta di notizie per la storia di Faenza. Frutto di queste ricerche è il famoso Liber Rubeus, che assieme ad altri testi, è stato pubblicato con il titolo complessivo di Chronica breviora aliaque monumenta Faventina fra 1905 e 1921 per cura di Antonio Messeri nella collana dei Rerum Italicarum Scriptores. Numerosi altri contributi sono conservati conservano nei fondi manoscritti della Manfrediana.

Le raccolte di documenti della famiglia Azzurrini sono state divise  e sono disperse per varie vie: una parte a Roma per volontà papale, oggi nell’Archivio Apostolico Vaticano; una seconda parte è conservata nell’Archivio storico del Comune di Faenza., oggi depositata con l’Archivio Comunale presso la Sezione di Archivio di Stato.
In Biblioteca è presente il documento più antico di tutti questi complessi archivistici: un affitto del 5 aprile 1169 da parte di Beniamino, arciprete della chiesa cattedrale di San Pietro di Faenza.

I grandi archivi familiari, sono fonti ricchissime per lo studio di molteplici aspetti del passato. Le famiglie nobili conservavano nei loro archivi innanzitutto i documenti che erano testimonianza dei diritti e dei privilegi concessi dai sovrani o acquistati in vario modo.

Ma i grandi patrimoni richiedevano anche un’efficace gestione dei beni fondiari, che dovevano essere messi a reddito con la coltivazione e l’allevamento per fornire le derrate alla tavola della casata nobile e della “famiglia” (termine con cui si indicava allora la servitù convivente nei palazzi nobiliari) o per essere venduti. Così questi archivi sono ricchi di registri di contabilità dei fondi rustici, di magazzinaggio di generi alimentari, di dispensa per la tavola di casa, che lasciano intravvedere immagini della vita quotidiana del passato.

Le serie di “vacchette” (i registri di conti, dalla caratteristica sagoma alta e stretta, adatta a ospitare lunghe colonne di calcoli, e spesso ricoperte con la pelle di vacchetta che ha dato loro il nome), contengono:

– libri generali di entrata e di uscita di generi (cereali, frutta e verdura, uva e vino, latte e formaggio)

– registri dei bestiami

– vacchette di cantina, con l’annotazione dell’approvvigionamento di vino per il consumo domestico o la vendita

– vacchette di cucina, con la registrazione delle quantità di derrate utilizzate quotidianamente per “mettere a tavola” coloro che consumavano i pasti in casa (dai padroni alla “famiglia”).

Gli archivi di famiglie che hanno ricoperto per secoli cariche e ruoli di rilievo nella vita pubblica rispecchiano, oltre alla dimensione locale dei loro interessi, anche una nazionale, o  addirittura continentale delle reti di rapporti e relazioni.
Vincenzo e Dionigi Naldi, ad esempio, furono condottieri nella tormentata epoca delle guerre d’Italia di inizio Cinquecento, ponendosi al servizio soprattutto, ma non esclusivamente, della Repubblica di Venezia.

Con il progressivo stabilizzarsi, verso la fine del Cinquecento, della situazione politico-militare della Romagna in favore di un più efficace controllo papale, grandi casati come quello dei Naldi si adeguarono al ruolo di nobiltà di servizio pontificia e di aristocrazia cittadina, e presero sempre più a rivolgere le loro attenzioni al percorso della carriera ecclesiastica. Gli Zauli, per esempio, seppero innalzarsi con Domenico (1638-1722) fino alla porpora cardinalizia; mentre i dal Pane continuarono a percorrere la carriera militare al servizio dei Granduchi di Toscana.

Tutto ciò trova un fedele riflesso nei carteggi di queste casate, dove non mancano lettere autografe di re e principi: l’elevazione alla dignità di cavaliere di Vincenzo Naldi da parte del doge di Venezia Leonardo Loredan nel 1503; i conferimenti di ordini cavallereschi a Dionigi Naldi da parte di Filippo II re di Spagna nel 1598; l’onore riconosciuto ai conti Naldi di ospitare al suo passaggio a Faenza la regina Maria Casimira di Polonia nel 1699; il riconoscimento della cittadinanza della Repubblica di San Marino a Rodolfo e Giacomo Zauli (1760).

Il sistema informativo Archivi ER è un progetto nato nel 2007 e curato dal Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, in continuità con l’Istituto Beni artistici culturali e naturali che lo ha sviluppato e gestito fino al 2020 con il nome di IBC Archivi.

Mette a disposizione del territorio regionale un’infrastruttura attraverso cui creare, gestire e pubblicare on line risorse informative relative agli archivi storici emiliano-romagnoli e agli istituti ed enti che li conservano.
Attraverso le voci del menu di ricerca si possono consultare informazioni a livello regionale sugli archivi (“Quale documentazione si conserva?”), sui loro soggetti produttori (“Quali enti, famiglie e persone hanno prodotto nel corso della loro storia la documentazione?”), sui loro soggetti conservatori (“Dove si conserva la documentazione e come accedervi?”) e sui relativi inventari on line, se disponibili.

Anche gli archivi delle nove famiglie che compongono il complesso Zauli Naldi sono stati coinvolti in questo progetto e gli inventari, cioè le descrizioni dei contenuti dei documenti e dei vincoli logici che li legano, sono ora consultabili on line.

Per ciascun archivio è possibile leggere sia la scheda complessiva, che delinea le sue caratteristiche peculiari, sia quelle analitiche che identificano i singoli fascicoli, sia la storia della famiglia che ha prodotto quelle carte.

Si possono anche compiere ricerche libere inserendo le parole che ci incuriosiscono: il sistema cercherà quella parola in tutti gli 880 inventari finora pubblicati e nelle 1275 schede descrittive di enti, persone e famiglie che hanno prodotto quegli archivi.

Navigando negli esiti della ricerca si scopre spesso che archivi di cui ignoravamo l’esistenza conservano carte che ci interessano, arricchendo così la ramificazione delle nostre curiosità…

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